A cura di:
Dott. Francesco Iarrera - Responsabile regionale UOL - AIDAP
I disturbi alimentari (anoressia nervosa, bulimia nervosa, binge eating disorder, ecc) sono gravi patologie che compromettono il funzionamento fisico e psicologico, fino ad incidere profondamente sulle relazioni e gli obiettivi di vita di chi ne è affetto. Si manifestano generalmente durante l’adolescenza e se non adeguatamente trattati possono condurre persino alla morte.
Nonostante la gravità del disturbo, sono pochi i pazienti che ricevono rapidamente un approccio adeguato. Questo, unito al rischio che vengano scoperti tardivamente, può causare una cronicizzazione della malattia.
Recentemente è stata sviluppata presso l’università di Oxford (Cooper & Fairburn, 2011; Fairburn, Cooper, e Shafran, 2003) la teoria transdiagnostica, la quale postula che i disturbi alimentari sono un’unica categoria diagnostica, indipendentemente dalla specifica diagnosi (anoressia, bulimia, ecc). Si tratta di patologie caratterizzate da un unico nucleo psicopatologico, secondo cui la persona valuta se stessa in maniera predominante o esclusiva in base al proprio peso, la forma del corpo e il loro controllo tramite l’alimentazione. Da questo nucleo derivano tutti gli altri comportamenti: dieta ferrea, abbuffate, controllo frequente del peso, guardarsi spesso allo specchio, ecc.
Una specifica forma di terapia, la CBT-E, integra questa teoria, dimostrando con crescenti evidenze la propria efficacia, sia con prove di ricerca che nel mondo reale.
Purtroppo, malgrado si tratti di una terapia efficace, non tutti i pazienti ottengono un miglioramento dalla sua somministrazione. Per questo, sono in atto ricerche tese ad individuare i predittori e i moderatori del trattamento, allo scopo di identificare preventivamente quali persone e con quali modalità possano avvantaggiarsi dal ricorso a questo programma.
Occorre precisare che la CBT-E è una forma particolare di terapia cognitivo comportamentale, che esula dalle abilità che di prassi molti professionisti posseggono. Questa terapia integra, conoscenze di ambito nutrizionale e psicologico unite ad abilità di comunicazione ed empatia che la rendono unica. È dunque necessario un maggiore impegno alla sua diffusione, nonché all’accertamento della fedeltà ai principi cui si riferisce.
Un altro limite alla cura dei Disturbi alimentari è il tardivo riconoscimento del disturbo da parte della famiglia e talvolta del medico. Inoltre, frequentemente ai pazienti è offerto un trattamento non evidence based, il che può ulteriormente rinforzare il disturbo.
In conclusione, è oggi disponibile una specifica forma di terapia, la CBT-E, che sta mostrando in maniera crescente la propria efficacia per guarire dai disturbi alimentari. Tuttavia, la terapia non è molto utilizzata perché applicarla necessita di abilità e competenze elevate e specifiche.
Per questa ragione è necessario impegnarsi nella diffusione di questa metodica, tramite corsi di formazione che possano giungere e formare quanti più terapeuti possibile.
Fonti:
Eating Disorders:Transdiagnostic Theory and Treatment - Zafra Cooper1,2 and Riccardo Dalle Grave3 1University of Oxford, Oxford, United Kingdom 2Yale University Medical School, New Haven, CT, United States 3Villa Garda Hospital, Garda, Italy