A cura di:

Dott. Francesco Iarrera - Responsabile regionale UOL - AIDAP

Dott. Antonino Faillaci - Responsabile centro Metamorfosi


Una recente revisione sistematica di studi condotti sugli esseri umani (1) ha affrontato il tema dell’ultima tendenza contemporanea: il digiuno intermittente. In particolare, i ricercatori hanno inteso trovare una risposta alla seguente domanda: il digiuno intermittente offre benefici supplementari sulla continua restrizione calorica in relazione alla perdita di peso? La risposta è stata negativa per due ordini di motivi.

In primo luogo, i pochi studi effettuati sull’argomento non possiedono la sufficienze potenza per raggiungere una conclusione definitiva in proposito; in secondo luogo, anche nei pochi studi presentati, non si sono evidenziate significative differenze sulle risposte adattive alla restrizione calorica o un più pronunziato effetto sulla perdita di peso.

Non esistono evidenze che il digiuno intermittente offra benefici supplementari sulla perdita di peso

Gli assertori del digiuno intermittente, inoltre, promuovono questa metodica riferendo ad essa una capacità di intervenire nella prevenzione di patologie oncologiche. Tuttavia, a riguardo nulla vi è in letteratura: nessun trial clinico, nessuna ricerca epidemiologica e, conseguentemente, nessuna revisione sistematica e/o linea guida (2); si trovano solo sporadiche osservazioni assimilabili a teorie e supposizioni personali.

Non sembra esistere neppure un particolare entusiasmo da parte dei ricercatori nel disegnare studi ad adatti per essere condotti sul genere umano. Gli studi in corso sono pochi e molti non giungeranno a conclusione a causa della difficoltà di reclutare persone disposte a digiunare. Inoltre, molti studi si sono trovati i volontari, sono stati interrotti per un elevato tasso di drop out che ne è conseguito.

Non esiste alcuna evidenza scientifica che mostri un vantaggio di questa terapia riguardo la prevenzione oncologica

L’ingiustificata disinvoltura nel proporre tale regime dietetico da parte di alcuni specialisti del settore, unita alla grande enfasi che tale metodica ha ottenuto sui media e social, ci induce a fare alcune considerazioni al riguardo.

Posto che l’odierna visione della medicina basata sull’evidenza pone alla base di qualsiasi scelta terapeutica l’esistenza di robuste prove di efficacia, associata all’accettazione da parte delle persone dell’importanza di seguire il trattamento, sembra che nel caso del semi - digiuno nessuna di queste componenti sia riscontrabile (3).

Inoltre, se la scelta di un modello alimentare da seguire consiste nel raggiungimento di un miglior stato di salute, ci si chiede per quale ragione dovremmo seguire qualcosa di ancora non ben caratterizzato (digiunare una o due volte la settimana, digiuno totale accompagnato ad alimentazione ad libitum nei giorni “normali”, o che altro?) e soprattutto per nulla studiato in modo minimamente rigoroso? Perché dovremmo dichiararci sconfitti nel perseguire regimi di consolidata efficacia, come il modello mediterraneo, oggi seguito da meno del 10% della popolazione?

Se le ragioni che spingono a seguire il programma mima digiuno fossero legate alla perdita di peso, perché dovremmo consigliare ad una persona di digiunare in modo intermittente, invece di ricorrere a protocolli di dimostrata efficacia, ad oggi scarsamente utilizzati per ragioni non del tutto chiare. E ancora, è necessario rilevare quanto potenzialmente deleterio sia consigliare una qualunque forma di digiuno a giovani donne, che vogliano ridurre il peso, per la possibilità che questo alimenti o induca ad un disturbo dell’alimentazione.

Infine, non va sottovalutato l’impatto che tale metodica potrebbe avere, nello svolgimento delle attività lavorative e quotidiane, soprattutto se comportano un dispendio energetico elevato.

Ci uniamo alla speranza che futuri ricerche possano dimostrare, senza lasciare dubbi, l'efficacia di questa metodica o altre metodiche nel contrastare l'epidemia del sovrappeso e soprattutto l'insorgenza di patologie tumorali. In attesa che ciò avvenga, consideriamo più sicuro e conveniente affidarci alle conoscenze consolidate in anni di ricerche.

Appare immotivato il credito di cui gode la terapia che mima il digiuno

In conclusione, sulla scorta delle acquisizioni scientifiche in atto disponibili, appare immotivato il credito di cui gode la terapia mima digiuno, ancor più poiché causa una decrescente attenzione nei riguardi di protocolli clinici sicuri, la cui efficacia nei riguardi della nostra salute e della riduzione del peso è stata ampiamente dimostrata e che oggi, malgrado ciò, continuano a essere trascurati, anche per causa della immotivata attrattiva accordata a protocolli, tanto suggestivi quanto vani e lontani da una possibile ed estesa applicazione pratica. 

Radhika V. et al , Do intermittent diets provide physiological benefits over continuous diets for weight loss? A systematic review of clinical trials Molecular and Cellular Endocrinology 418, Part 2, 15 December 2015, Pages 153–172   Obesity

Harvie MN, Howell T.Could Intermittent Energy Restriction and Intermittent Fasting Reduce Rates of Cancer in Obese, Overweight, and Normal-Weight Subjects? A Summary of Evidence. Adv Nutr. 2016 Jul 15;7(4):690-705. doi: 10.3945/an.115.011767.

Sackett DL, Richardson WS, Rosenberg WMC, et al. Evidence-based medicine: how to practice and teach EBM. London (UK): Churchill Livingstone: 2000.