Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA
La cognata di Maria si chiama Adele e di mestiere fa la critica: di azioni, pensieri e vite.
Quando Maria ha comunicato l’intenzione di andare da uno specialista per perdere peso, Adele ha sentenziato, inflessibile come un generale, che non era necessario: "Cosa può dirti, che già non sai?"
Maria è una donna all'antica e ancora crede che i medici sappiano di medicina più dell'amica del cuore. Evidentemente risentita, tenta una difesa d’ordinanza dicendo che non andrà da un nutrizionista come gli altri: "Vedrò delle persone che potranno aiutarmi a cambiare. Offrono una terapia nuova".
Aiuto e cambiamento sono parole che riscuotono un certo rispetto, fra chi si sforza di credere che sostegno e solidarietà siano le travi che puntellano il senso umano nelle nostre vite.
Ma non per Adele. Lei è ricoperta da uno speciale strato di cemento armato che impedisce il passaggio dei buoni sentimenti. Invece, il cinismo, il disgusto e, a piccole dosi, persino il disprezzo, hanno il passaporto facile. Alla replica della cognata, le scatta dalla pancia una fragorosa risata, che s’infila direttamente nell'anima di Maria. Esattamente dove si dice risieda la dignità personale.
Le lacrime di Maria riescono a perforare la corazza di Adele. Le viene il dubbio che forse ha esagerato. Eppure l’intera faccenda doveva essere piuttosto chiara, giacché Michele, il nipotino di sei anni, un professorone di empatia, è corso ad accarezzare la gamba della zia in lacrime.
Adele cerca di ricomporre i cocci della cognata in frantumi. Ma usa una colla di pessima qualità: "Non te la prendere, volevo solo dirti che basta un po’ di impegno per perdere peso".
Lo speciale traduttore che consente alle persone di capire anche ciò che non si dice, decodifica il senso di queste parole e lo stampa così: "Non puoi perdere peso, perché non lo vuoi abbastanza, non è difficile come credi". Ossia, vali meno di una cicca usata.
E il pianto Maria è diventato sconforto. Adele non lo capisce, ma l'ultimo intervento ne ha disintegrato l’autostima e con essa la speranza.
Se esistesse il reato di abuso di parole, Adele avrebbe ricevuto la condanna del silenzio a vita.
Nel frattempo, Michele è stato visto uscire dall’ufficio anagrafe del proprio comune: ha richiesto la cancellazione della zia Adele dallo stato di famiglia.
Non sia mai che un giorno voglia trovare anche per lui parole di incoraggiamento.
Fonte: tratto da un racconto di una paziente