Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA
Quando abbiamo paura, la prima cosa che facciamo è cercare un riparo sicuro. In quel momento non ci interessa la soluzione, vogliamo soltanto un rifugio che ci protegga: un amico, un viaggio, un bicchiere.
Linus ha trovato una coperta buona per tutte le stagioni delle paure. Lo contiene come un bruco fa con farfalla: aspetta che sia abbastanza bella per sfidare il mondo fuori.
Chi ha un disturbo alimentare è sempre in fuga dai propri timori. E se è costretto ad affrontarli, stringe le braccia alle ginocchia, sì rannicchia per cercare il proprio rifugio. Lo fa a suo modo, che poi è il modo dell'anoressia.
Chiara mangia la pasta e si nasconde saltando il pasto successivo. Se assaggia un dolce, corre ai ripari andando a camminare. La invitano per la pizza? Si inventa un impegno.
Sembra confortante, finché scopri che sei nascosto dietro uno scudo di carta velina. Nell'universo rotto dell'anoressia le cose funzionano diversamente da come le conosciamo ed i comportamenti di fuga dalle angosce sono la paura stessa. Più evito la pasta, più ne sarò spaventata. Più rifiuto la pizza, più sarò terrorizzata all'idea di mangiarla.
Ma le paure dell'anoressia hanno una cosa in comune: corrono più veloci di qualunque fuga.
È come continuare a scavare per uscire da un fosso. Ogni palata vai un po’ più giù.
Dopo qualche settimana ad ascoltare Chiara, mi sono armato di coraggio e le ho detto: "Chiara, hai un solo modo per superare le tue paure: smettere di scappare e affrontarle." Ha capito cosa le stavo chiedendo e ha smesso di piangere dopo alcune ore. Ancora non ha deciso cosa fare.
Alla fine è sempre la stessa storia: la vita è una questione di prospettive.
Si guarisce dai disturbi alimentari, quando i limiti da non superare li trasformiamo in confini da esplorare.