Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA
Nel video compare Bianca che danza da sola. Si vede che ha talento. Bianca balla e si diverte, oltrepassando quel confine che trasforma un lavoro verso una passione.
Ma come nella favola di Cenerentola, anche qua si fa mezzanotte. E la carrozza dentro cui sogna, assume la forma della sua insegnante: “Tieni la pancia in dentro e allunga quel collo", le sbraita.
E ad ogni rimprovero, lo specchio della stanza rimanda a Bianca un’immagine di sé che riflette le sue parti irrisolte.
Quella di Bianca è la storia di tante ragazze costrette ad un testa a testa quotidiano, contro sguardi e parole capaci di affondare autostima e sogni.
In questo corto, la Disney alza il sipario sul mondo sommerso della danza, dove la qualità dell'artista deve andare di pari passo con il peso della bilancia. Come se l’armonia di un movimento o l’emozione suscitata possano vincolarsi ad un paio di chili in bilancia.
E’ un tema attuale, amplificato dalla recenti ammissioni delle ginnaste, violentate da digiuni forzati e costanti pressioni sul peso da mantenere ad ogni costo.
Diciamocelo: oggi siamo tutti indignati dalla disintegrazione psicologica dentro cui sono proiettate ragazzine di quattordici anni, che potrebbero essere nostre figlie e nipoti. Ma gli stereotipi che dipingono le persone in eccesso di peso come pigre, negligenti, senza volontà nè talento, sono un seme piantato nelle storie di tutti i giorni, nelle case di ognuno, attraverso espressioni e atteggiamenti che sembrano miccette e invece sono bombe ad orologeria.
“Se mangi la nutella ti viene la pancia”, “Non esagerare con la pasta altrimenti diventi come nonna (quella grassa) Adelina”, sembrano stimoli positivi verso comportamenti virtuosi. E invece sono pugni nello stomaco della propria autostima, a conferma che essere sovrappeso è una lettera scarlatta che produce vergogna.
Da qui allo stigma, il passo è breve. Spesso, infatti, le persone in sovrappeso sono nel podio dei bulli. C’è un mondo esasperato che ha imparato a detestare chi ha chili in più, tanto che non è eccessivo parlare di “pesisismo”.
“Dipende solo da te, impegnati se non vuoi essere grasso”: un tentativo di motivare che finisce con il seppellire l’autostima di chi è costretto a fare i conti con un ambiente e una genetica costruiti per fare ingrassare.
Mi congratulo con la Disney, che ha affrontato un tema centrale nello sviluppo dei nostri giovani, usando gli stessi sistemi che hanno contribuito a creare il problema: le immagini e i media.
E’ necessario cambiare il racconto che riguarda le persone con obesità, che non possono più essere descritte come nel club dei perdenti di Stephen King, ma capaci di ottenere riconoscimenti e sostegno pubblico.
Ed è necessario che tutto cambi ora. Altrimenti il rischio è di ritrovarsi di fronte Maria, una paziente di 15 anni, con obesità e numerosi tentativi falliti di perdita di peso, che di fronte alla domanda: “Cosa dovrebbe accadere da qui a sei mesi, affinchè tu stia meglio?”, mi risponda semplicemente: “Morire”.
Guarda il trailer qui: https://www.youtube.com/watch?v=1CUudS2GHww