Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA
“Prendiamo un integratore che farà bene”. “Prendiamone due, farà molto meglio”.
Più o meno è il pensiero di chi ricorre con disinvoltura all’utilizzo di integratori, con l’intento di migliorare la pelle, la concentrazione, la forza, i muscoli e perdere peso. Ovviamente, non poteva mancare un integratore che guarisce e previene il covid-19.
Negli ultimi 20 anni il mercato di questi prodotti è cresciuto costantemente e non si ferma.
Storicamente l’acquisto era autoindotto e autosomministrato. Si leggeva sul giornale o si vedeva in tv che un prodotto era utile a qualcosa e si correva ad acquistare questa pillola della felicità.
Oggi, non c’è ragione di spostarsi. Il porta a porta, internet e i social arrivano fino dentro casa, rovistano fra i bisogni e ci propongono la vitamina adatta. Tanto una si trova sempre.
Anche la libera vendita non aiuta ad un parsimonioso utilizzo. “Se non serve ricetta medica, non possono essere dannosi”.
Eppure basterebbe fermarsi al termine Integratore per capire che simile abuso è fuori luogo. Integrare indica un’assenza che deve essere colmata, ma chi stabilisce se e quale carenza. Inoltre è paradossale che in un’epoca di abbondanza che ha fatto del sovrappeso una delle principali cause di morte, ci possano essere simili carenze da giustificare il ricorso così frequente agli integratori alimentari.
Ed è altrettanto bizzarro che nei paesi in via di sviluppo, dove si muore per via dell’insufficiente apporto di cibo, il mercato degli integratori sia inesistente.
Se si osservano i dati scientifici ci sono pochi dubbi. Ricerche che mostrino i vantaggi di un ricorso così massiccio a queste sostanze non ce ne sono. Al contrario, ne esistono che attestano il rischio legato all’eccesso di utilizzo.
Donne in gravidanza (acido folico, vitamina D e a volte il Fe), gli anziani (vitamina B12, vitamina D e/o calcio, amminoacidi essenziali), soggetti celiaci (ferro, vitamine del gruppo B, vitamina D, zinco, magnesio), persone con osteoporosi (vitamina D, calcio, magnesio), pazienti con patologie che causano malnutrizione (multivitaminici e integratori energetici). Questi e pochi altri sono i casi in cui integrare ha senso.
Per il resto bisogna scoraggiare il ricorso indiscriminato di questi prodotti, che può avere rischi sulla salute e incidere sulle capacità economiche delle famiglie. Sono molti i casi in cui si investono cospicue risorse, magari rinunciando ad altri beni necessari.
In conclusione, è sconsigliato assumere integratori senza una preventiva valutazione specialistica meglio ancora se supportata da analisi che confermino reale carenze delle sostanze che si vogliono inserire.
A proposito, non è vero che la Vit-D sia miracolosa per il Covid-19. Ciò che funziona davvero è rispettare le distanze gli uni dagli altri e da chi cerca di vendere miracoli a buon mercato. Quando una cosa vi sembra troppo bella per essere vera, quasi sempre non è vera.