Dott. Francesco Iarrera - Responsabile UOL AIDAP Oliveri, Referente Regionale AIDAP SICILIA


Gli ultimi sondaggi rivelano che le persone vogliono leggere più storie luminose e meno racconti disperati.

Deve essere dello stesso partito anche Camilla, visto che da circa un anno, ogni giorno, invia un messaggio che racconta l’amore per la vita e la gratitudine per essere riemersa dall’anoressia, dopo dieci anni.

Camilla appartiene alla categoria che sa scegliere con cura le parole. Anche quando parla della malattia, usa sempre parole gentili e trasmette una delicatezza che colpisce stordisce come il sole di luglio all’uscita di una galleria.

"L'anoressia è come quegli amori a senso unico. Le si da tutto e non si riceve in cambio nulla di quanto ci si aspetta", sostiene.

Quando le chiedo come ce l’abbia fatta, risponde che ha avuto una ottima guida: la terapia. Ricorda i tentativi precedenti a base di ipnosi e sedute psicanalitiche in cerca di traumi che potessero spiegare l'origine, rammaricandosi di aver perso tutto quel tempo. Aggiunge che le è stata necessaria una mappa affidabile: la fede.

Ma a spingerla avanti, a strapparla ad una vita da morta, è stata la forza prorompente dell’amore per la vita. Dice di averla imparata immergendosi tra filosofi e scrittori classici, gli influencer di un mondo che non c'è più.

Quando ripercorre gli sforzi della guarigione, ripete che la cosa più difficile è stata rinunciare alla finzione del controllo che ti lascia questa malattia. Ma è l'unica possibilità per ottenerlo davvero. “Come diceva Pavese vivere significa cominciare, in ogni istante.”


L’anoressia ti nasconde in una trincea di solitudine e alla tristezza, e ti costringe a percepire la vita come dal finestrino di un treno: puoi solo guardarla scorrere. “Dottore, io da quel treno ci sono voluta scendere con tutte le mie forze e ora posso godermi un tramonto, il profumo dell’erba e il caffè con le amiche”.  Nell’edizione straordinaria di SMS di Camilla, c'è un elemento che li attraversa. La capacità di emozionare con un desiderio straordinario: la normalità. 

A leggere quei messaggi si resta incantati dalla bontà d'animo che straripa dallo schermo. In un tempo in cui il buonismo è demodé e il cattivismo è diventato riferimento sociale, sarebbe stato insopportabile dover rinunciare a questa scintilla di buoni sentimenti. 


Oggi i messaggi sono diventati un seccante strumento per gli addio, i buongiorno e le riunioni cui non vuoi partecipare.

Per fortuna esistono ancora porti sicuri in mezzo alla tempesta e i messaggi di Camilla allontanano per un attimo dal frastuono che ogni giorno stordisce il cuore, fino a deprimerlo.

All’ultimo incontro abbiamo deciso che la terapia avesse raggiunto il traguardo e Camilla si è qualificata alla speciale classifica di chi torna alla vita.

Prima di uscire per l’ultima volta dalla stanza, dice: “Dottore, sa qual è la cosa più importante che ho imparato dalla malattia?”. Tira un sospiro di nostalgia: "E’ inutile cercare di spiegare l'amore. L'amore è la spiegazione.”